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Può esserci un limite all'affetto di una madre?


di geppettino2003
06.05.2016    |    57.953    |    9 9.2
"Davo a mio figlio baci sul collo accarezzando la sua pelle con labbra rinsecchite..."
Sorridendo, rientro dopo una delle mie piacevoli sedute dal parrucchiere. Splendida la mia acconciatura. Ho raccolto i lunghi capelli in eleganti colpi di sole. Magnifico il mio propormi al suo cospetto. Il plastico corpo fasciato da un elegante tailleur, gonna un po' sopra il ginocchio piuttosto stretta, e un nero intrigante e prezioso reggiseno, il cui accattivante bordo lascio che si intraveda dal piacevole décolleté che traspare dalla morbida giacca. Maliziosa scorro il mio iPad mostrandogli un articolo tratto della rivista "Confidenze" (rivista per sole donne dov'è diverse sono le rubriche dedicate alle "confidenze" di donne che cercano risposte ad una miriade di problemi esistenziali).
Mi è stato fatto leggere da Luisa, la mia parrucchiera. che, anche amica, conosce molto del mio privato. Assieme ne abbiamo commentato il contenuto convenendo che quella intrigante confessione è parte del nostro intimo privato...

Seduta sul divano, accavallo le lunghe tornite gambe. Non è sorpreso dal mio atteggiamento, sa che ascoltare lo stridere della preziosa seta che le avvolge è il preludio dei nostri eccitanti momenti!

Inizio a leggere...

-... Non biasimatemi se intendo condividere con altre mamme uno dei segreti più inconfessabile. Non cerco comprensione, ma una intima solidarietà a quelle particolari situazioni che non possono certo viversi alla luce del sole, che si tengono nel cuore per una vita intera.
Voglio confessare quel che sto vivendo da questa primavera con mio figlio Mirko, un mio travaglio interiore che è sfociato in un diverso rapporto pieno di una assurda, e coinvolgente, diversa passione... -

La premessa gli appare immediatamente intrigante!

- ...Tutto è iniziato in una bellissima domenica di primavera, al mio solito ero che sfaccendavo per casa, mi restava da rassettare la camera di Mirko mio figlio, nel mentre era in bagno. In pochi minuti avevo finito ed uscendo lo incrociai uscire dal bagno. Era tutto rosso in viso e con gli occhi gonfi, che si stropicciava i pantaloni. Non l'avevo mai visto così sofferente in viso. Gli chiesi cosa avesse e perché fosse così rosso. Il suo mutismo, e lo biascicare lamenti dalla labbra, cominciarono a preoccuparmi. Guardai le sue mani che, inutilmente, tentavano di celarmi ciò che aveva all’altezza del basso ventre. Subito mi resi conto che il suo problema era lì!
Amorevolmente mi avvicinai, cercando, con l'affetto di mamma, di scostargli le mani, ma lottavo contro una sua forte resistenza! (era un altro il problema e io non capivo).
Con forte determinazione staccai le sue mani rendendomi subito conto di qualcosa di non naturale!
I pantaloni di Mirko erano gonfi e non era certo il suo ventre ad essere gonfio. Era ben altro!
Senza alcun indugio, sbottonai i pantaloni in preda ai sudori freddi, restando di sasso, immobile, con il respiro spezzato dalla sorpresa. Il mio bambino era eccitato! Pensai subito che fosse normale vista la sua età ma pochi attimi per accertarmi che gli slip riuscivano a contenere per poco più di metà, una cosa mostruosa per i suoi quattordici anni. Naturalmente, e senza quel giusto indugio, abbassai gli slip per liberarlo e dargli almeno un po’ di sollievo. Una mamma non può porsi problemi davanti a tanta sofferenza. Specialmente se a soffrire è la cosa più importante della sua esistenza!
In quell'attimo ascoltai le sue sussurrate parole.. - Mamma, mi prude, è sempre così, io faccio su e giù come mi ha detto papà, ma il prurito ricomincia dopo 10 minuti! Ora mi fa male qui! -, e indicò i testicoli, che erano, spaventosamente, gonfi!
Subito lo rassicurai privandolo immediatamente dei pantaloni e degli slip. Ero certa che fosse l'unica cosa che potesse dargli, immediato sollievo. Nel mentre lo facevo sdraiare sul letto, telefonai subito al nostro medico urlandogli il bisogno di una visita immediata a domicilio.
Chiamai anche mio marito che, come al solito impegnato nelle sue cose, sorridendo tentò di sdrammatizzare.
Nei lunghi 20 minuti di attesa del dottore, seduta accanto a lui, guardai da quel suo corpo nudo il suo sesso fendere nervosamente l'aria alle semplici contrazioni pelviche, senza sapere cosa potessi fare per alleviare la sua evidente sofferenza.

Al dottore, non sapevo se chiedergli di visitare prima me, per la crisi di panico che nel frattempo mi aveva sconvolta, o mio figlio!
Nel mentre procedeva ad una accurata visita, sottolineò il perché non lo si avesse avvisato prima. Giustificai la situazione nell'atteggiamento del padre che, forse, aveva interpretato la situazione come il naturale passaggio del figlio dalla fanciullezza alla adolescenza, senza rendermi partecipe del più serio problema.
Il dottore, piuttosto preoccupato, prescrisse, ritenendolo indispensabile, un derivato del bromuro, da assumere ogni giorno per contenere l’attività ormonale, comunicandomi la sua diagnosi: Il “piccolo” soffriva di una malattia molto rara che di lì a poco avrebbe portato il suo pene a crescere ancora, sia in lunghezza che in grossezza. Solo a sviluppo terminato si sarebbe potuto decidere per una operazione chirurgica di riduzione, confermando che, nell'immediato, c'era ben poco da fare. A questo si associava una forma di priapismo di tipo adolescenziale che gli procurava persistenti, e sicure dolorose, erezioni.

Nell'accompagnarlo alla porta una considerazione si impossessò di me!
Mio figlio era un super dotato!

Tutto avrei immaginato tranne l'inizio di un calvario lungo mesi!... -

...Lui mi è accanto, mi guarda con occhi languidi pervasi da una crescente eccitazione, nel mio sguardo vi è più di una conferma a quelle mie trasgressive fantasie che hanno guidato il mio fare, e le mie scelte, di un anno fa!
Riprendo a leggere.

- ...Le successive settimane furono un susseguirsi di interminabili litigi con mio marito. Il suo ostinarsi ad osannare il dono di natura di nostro figlio, il piacere che avrebbe potuto regalare a molte affamate donne, e quanta gioia ne avrebbe ricevuto in cambio.
Alle mie ferme considerazioni del momento la sue risposte confermarono il suo instradare il figliolo al
sollazzo della solitaria attività più piacevole degli adolescenti.
Come non poteva rendersi conto che il mio bambino si imbarazzava ad andare in piscina o a giocare in cortile con gli amici in pantaloncini. Come come tutto questo poteva essere considerato un dono?

Ero particolarmente indispettita della sua superficialità, non riuscivo a capire le sue maschiliste ragioni. Una sola cosa mi era certa doveva prevalere il mio ruolo di mamma cercando soluzioni alternative che limitassero quelle proliferazioni ormonali del mio bambino.
Subii, quindi, con piacere il suo doversi trasferire per un paio di mesi in nord Europa per gestire una importante commessa della sua azienda.
Ritrovandomi davanti una necessaria, non voluta, ma opportuna, separazione, ho ritenuto giusto prendermi cura del diventato serio problema di mio figlio condividendo, giorno dopo giorno, la sua innaturale sofferenza.
Sola ho così modificato i miei tempi di lavoro, ho rinunciato ai miei hobby e, convinta che la farmacologia non fosse la più giusta delle soluzione, ho cercato ciò che potessero essere diverse soluzioni.
Mi sono inventa, quindi, “personal trainer” del mio ragazzo. Abbiamo condiviso il correre assieme al parco, far palestra in casa, aiutarlo nei compiti e lunghe chiacchierate il tutto garantendogli la mia costante amorevole presenza specialmente nelle mie piacevoli coccole la sera davanti alla tv.
Ma, purtroppo, quelle sue persistenti e corpose, erezioni erano continue.
Ero ben consapevole che i perniciosi consigli del padre non potessero essere l'unica soluzione al suo problema, ma non riuscivo a trovare le più giuste alternative!
Inerme subivo le sue lunghe solitarie assenze!
Dovetti, quindi, farmi quasi violenza nel mettere in pratica l'ulteriore suggerimento del medico di fargli fare dei bidet con acqua fredda così da sopire il suo sofferente stato.

Una mattina mi confessò che nei vani tentativi di darsi sollievo gli venivano dei lancinanti dolore ai polsi.
Quelle enormi dimensioni del suo intimo arnese (immaginate una bottiglietta di Coca-Cola appoggiata al ventre di un fanciullo!) poco si adattavano alla piccola mano di un adolescente.
(Quanto lo capivo, poverino!) Tutta la situazione andava assumendo i connotati di un più serio problema.
Dovevo prendere atto, ovviamente sbagliando, che il suo corpo, per forza di cose, doveva adattarsi al suo rigoglioso sesso.
Con particolare disagio mi rivolsi anche ad un fisioterapista, che sorridendomi malizioso, mi suggerì il tipo di esercizi da fargli fare per aiutarlo a rinforzare le braccia. Soluzione questa, purtroppo, a lungo termine!

Le settimane passavano senza che la situazione andasse migliorando. E con l'arrivo di una estate, che si preannunciava caldissima, la stessa peggiorò!!!

Mirko era costantemente in tiro e, nonostante la sua indiscussa dolcezza, notai che il suo timido sguardo cominciava a soffermarsi, sempre più spesso, sulla mia figura. Seguivo i suoi innocenti occhi perdersi risalendo il mio corpo, sentivo la sua presenza dietro la porta socchiusa della mia camera da letto, percepivo il suo respiro dalla serratura del bagno.
Ed il suo enorme bisogno diventare assiduo, e con esso la mia preoccupazione aumentare!

Cominciai a vestirmi più casta, e coperta possibile, ma come potevo nascondere la mia fisicità? Come mascherare, col caldo asfissiante, la procacità della mia quarta di seno, i miei esili fianchi che, su lunghe gambe, esaltavano e il mio fondoschiena, morbido, plastico e particolarmente piccante nell'essere sodo, pieno e rotondo? (a dire di suo padre!).

L'ennesimo ricorso al nostro dottore fu inutile! Scartata la possibilità di un dosaggio più forte di bromuro, troppo pericolosi gli effetti collaterali, non mi restò che ascoltare il suo tono rassegnato, non senza ammiccare, con il quale mi suggerì che la più giusta soluzione avrei potuto, e dovuto, trovarla io.

Un messaggio forte. Deciso. Senza possibilità di fraintendimenti : dovevo ricorrere all'esperienza, e la piena disponibilità, di una donna e, vista la dimensione del problema, non certamente una sua coetanea bensì una donna matura!
Già ma chi?

Nel tentativo di trovare una soluzione ne parlai a mio marito esternandogli la mia cresciuta preoccupazione.
Scartai subito la sua idea di affidarlo a qualche prostituta. Immaginatevi la mia stizzita reazione. Una mamma che va alla ricerca di una puttana per suoi figlio! Alla inevitabile difficoltà vi erano poi da considerare i troppi i rischi e le alte spese, che ne sarebbero derivate. Giammai!
Allora perché non parlarne a scuola con la preside, trasmetterle il nostro problema e sperare, nel passa parola e nella curiosità di qualche professoressa insoddisfatta o ancora meglio qualche moglie trascurata.
Soluzione possibile ma, ormai a fine stagione, non immediatamente, percorribile.
Organizzare una giornata di mare con qualche mia collega, alcune delle quali in crisi coniugale, lasciandole ammirare il trofeo del mio bambino e stuzzicare così qualche trasgressiva fantasia, poteva essere una soluzione, ma mi infastidiva il solo pensiero che mio figlio potesse diventare oggetto di desideri sessuali altrui.
Allora!
Me ne dovevo occupare io, sua madre, io e solo io. Almeno fino a quando lo sviluppo fisico di Mirko, e ancor di più una ritrovata stabilità psicologica l’avrebbero aiutato ad essere in qualche modo fiero della sua diversità.
Quindi solo io, sua madre, potevo, e dovevo, calmare i suoi bollenti spiriti. Capire da sola come tenerlo calmo e come aiutarlo a soddisfare quei naturali pruriti adolescenziali.... Gli avevo dato la vita e dovevo pur far qualcosa per aiutarlo a non soffrire... e l'unico modo era quello di sostituire le mie mani alle sue!
Ma non mi era facile decidere! Come avrei fatto? Quando? E dopo!
Un dilemma che cominciò a struggermi e assieme alla paura di quando sarebbe arrivato quel momento.
Una domanda era diventata il mio assillo: Ma ne sarei stata veramente capace?

La sua sofferenza di un presto mattino fu quel momento!
Lo incrocia uscendo dalla mia camera, con quelle sue mani sul basso ventre nel vano tentativo di mascherare la sua corposa sofferenza. Nei suoi occhioni neri lessi la supplica del mio aiuto.
L'istinto di mamma mi portò alla sofferta decisione.
Non senza un forte imbarazzo avevo deciso : Lo avrei aiutato io, ma solo a rinfrescarsi le palle!...
Senza badare a niente lo accompagnai nel bagno della mia camera. Palese il suo disagio nel mentre lo privavo dei pantaloncini. Intenso fu un mio sussulto nel vedere il suo enorme e duro sesso svettare fendendo l'aria. Mi inginocchia al suo fianco cominciando a raccogliere l'acqua tra le mie dita, e lasciarla scorrere su quella intima parte del suo corpo.
Accovacciata al suo fianco con le mani massaggiai, delicatamente, i suoi gonfi testicoli ascoltando i suoi lamenti. Immediata la nervosa reazione di quella tosta massa di carne che, pulsando frenetica, sfiorava ripetutamente le mie labbra!
Solo allora mi accorsi di aver commesso l'errore di non essermi cambiata. L'impeto della mia determinazione mi aveva portato alla difficile decisione coperta dalla sola vestaglia è sotto di essa ... niente! Così come niente potevo fare per coprirmi e privarlo dell'abbondanza del mio seno quasi nudo, e delle tornite cosce che la corta vestaglia lasciava maliziosamente scoperte.
Lunghi minuti di una difficilissima situazione, durante i quali, per quanto prestassi molta attenzione, mi era impossibile non sfiorare quell'imperiosa asta che, ad ogni mio tocco, reagiva violenta.
Mi accorsi che quel mio fare aveva lentamente trasformato i suoi lamenti in gemiti, i suoi respiri erano diventati profondi ed intensi, il suo corpo reagiva, tremando, ai miei delicati massaggi ed il suo volto arrossire!
Solo l'amore di mamma mi consentì di superare quell'assurda situazione. Continuai ancora nel mio fare riempiendo, come un automa, le mani di acqua e la mente di pensieri. Mi riportò alla mia difficile realtà ascoltare il suo dolcissimo sussurrare
- Mamma ... scusa... - stringendo tra le sue e le mie mani il durissimo uccello per poi irrigidire il corpo e abbandonarsi, sconfitto, al mio amorevole fare.
Sentire spargersi la potenza della sua sofferenza tra le mie dita, e l'intenso calore della sua prorompente eccitazione, mi aveva sconvolto. Inutili i miei tentativi di sottrarmi alla forza della sua presa, durante il trascorrere dei lunghi secondi occorrenti perché il suo, ma anche il mio, respiro tornassero normali.
Nel mentre i lineamenti del suo viso riprendevano i sereni tratti del mio dolce bambino, cresceva in me il patema di un preoccupante pensiero : Avevo fatto godere mio figlio! Ed ora?Immediata fu l'esigenza di cercare nell'acqua fredda il pulire delle mie mani ed il bisogno di lenire il diffuso calore del mio viso.

Il dopo furono giorni di forti miei travagli interiori. Rivivevo quel suo innocente sguardo scusarsi agli effetti del mio fare e, contemporaneamente, cominciava ad assalirmi il dubbio che quelle sue mani, nell'avvolgere le mie, celassero un qualcosa che, probabilmente, desiderava da tempo ma che riteneva impossibile realizzare.
Ero certa di aver fatto una cosa giusta, non mi ero pentita, aver lenito il suo dolore e, anche se per poco, avergli dato piacere, doveva appagare le preoccupazioni di mamma ed invece nel desiderare di averlo costantemente vicino, dovevo tenerlo lontano!

Mirko, intanto, stava cambiando! Il suo starmi accanto mi imponeva di sfuggire ai suoi intensi sguardi, di coprire il mio corpo con anonimi indumenti, di staccarmi dai suoi abbracci forti per non provocare io gli effetti delle sue diventate più frequenti, e vigorose, eccitazioni.

Da quella mattina aveva, anche, eletto il bagno della mia camera da letto quale luogo per i suoi solitari sollievi. Cominciava a farsi strada la quasi certezza che volesse che ascoltassi i suoi lamenti, che percepissi l'intenso odore della sua maschia essenza, e da essi traessi l'insano coraggio per stargli ancora una volta accanto.

I serali colloqui con mio marito che nel chiedermi del suo mandingo, di cosa stesse facendo, di come stava vivendo il suo intrigante problema e di come io, sua madre, stavo gestendo la difficile situazione non erano quel giusto conforto al turbamento interiore che da quella mattina aveva cominciato ad incidere sul mio più giusto ruolo di mamma.
Sì perché dovevo prendere anche atto che quel mio innocente sfiorare la enorme verga di mio figlio, nell'alleviare la sua tanta sofferenza, aveva prodotto effetti intriganti su di me e, nel riviverla, cominciavo a subirne la prorompente conclusione.

Le mie solitarie, e lunghe notti, non mi davano aiuto. Certamente condizionata dalla circostanza che era oltre un mese che mancava mio marito, non riuscivo a cancellare dalla mia mente quel suo gesto all'apice della sua sofferenza stringere, per lunghi secondi, tra le sue mani e le mie, quella sua asta, farmela massaggiare lentamente, costringermi a sentirla palpitare tra le dita, sino a gonfiarsi ai miei delicati tocchi e subire, inerme, lo spruzzare fiumi del suo caldo, e denso, seme.
Ma la ragione, giustamente, si opponeva a quel suo proporsi con chiara la voglia di fargli io quelle sue lunghe seghe!
Doveva pur esistere una barriera tra il mio essere madre ed il suo desiderarmi femmina. Una barriera che dovevo riuscire ad apporre tra me e lui.
Non riuscivo a dare le giuste risposte a domande semplici: Come può un figlio desiderare il corpo di una madre? E può una madre masturbare il proprio figlio?

Interrogativi che nel pervadermi di paure stavano producendo pericolosi effetti!
Con paura realizzai, infatti, che mi mancava la intrigante presenza di un maschio di cui forte percepivo, da quella mattina, una intensa essenza sul mio corpo.

Mirko, intanto, era diventato anche più ardito!
Nel suo abbraccio di un pomeriggio, mi fu chiaro come le sue mani cercassero il mio seno, le vogliose dita stringere i capezzoli ed il suo intenso respiro morirmi sul collo mentre percepivo, netta, la prorompenza della sua eccitazione insinuarsi tra il solco, per lui, di un invitante fondoschiena.

Realizzai immediatamente la mia debolezza di donna e pur subendola, con la ferma consapevolezza di non poter cedere alle conseguenze dei suoi effetti decisa, ma debole, fu la mia reazione nello scostarmi da lui. Tremavo, e con il cuore in gola, ho seguito il suo immediato rifugiarsi deciso nel mio bagno.

Sola, e sconvolta, dal palese suo atteggiamento, non mi accorsi del lungo tempo passare, e la sua assenza acuì la mia preoccupazione.
Pensai stesse male!
Dalla porta semichiusa del mio bagno, con un filo di voce gli chiesi se tutto andava bene. Tra il crepitio della doccia lo sentii singhiozzare e così entrai.
Era in piedi, completamente nudo, davanti al grande specchio del mio bagno, il corpo bagnato e l’asta in uno splendido tiro che si massaggiava il polso dolorante. Mi guardò dicendomi che lo aveva già fatto una volta ma non era riuscito a darsi un completo sollievo.
Quel viso sofferente, con i lacrimoni segnare le gote, furono la ragione della mia determinazione.
Non volevo, ma dovevo!
Dovevo essere ancora io, sua madre, a dare sollievo a quella sua imponente, verga!
Gli dissi con dolcezza che lo avrei aiutato io e che dopo gli avrei fatto un bel massaggino al braccio.

Titubante mi posi dietro di lui, abbracciandolo con tutta me stessa, così unendo al mio affetto di mamma il suo desiderio di donna. Le mie mani già sul suo petto e la sua testa, lentamente, abbandonarsi sul morbido mio seno. Immediato fu il nervoso sussulto della sua verga. Così come intenso fu il tremore che sconvolse il mio di corpo.
Piano le mani scesero sul petto umido, soffermarsi su di esso, lente scendere ancora sino a sfiorare il suo uccello, una prima volta, poi ancora.
Il suo sussurrare il mio nome mi diede l'insano coraggio, mentre mi stringevo più forte a lui!

Cominciai a stringere delicatamente con entrambe le mani il suo sesso ed iniziare un lento movimento. Mirko gemeva, le sue mani avevano afferrato la gonna da dietro e la torcevano. Doveva essere tanto imbarazzato quanto me. Lunghi minuti davanti a quello specchio. La sua espressione trasformare il dolore in piacere e la mia da preoccupazione in vergogna. Rivoli di sudore mi rigavano il viso per scivolare tra le sue spalle ed il mio petto. Davo a mio figlio baci sul collo accarezzando la sua pelle con labbra rinsecchite.
Lo sentivo tremare al ritmo dei suoi respiri spezzati mentre stavo lottando con me stessa per riappropriarmi del mio essere mamma per incidere su assurdi, e subdoli, pensieri di donna che morbosi si stavano materializzando!
Con stupore, e senza accorgermene, infatti, stavo menando con particolare passione, ed una compiaciuta voluttà, quella sua pulsante massa di carne che opponeva la sua forza alla delicatezza della mie carezze!
Una passione che aveva oscurato i miei pensieri privandomi della volontà di un più giusto fare.
Nel percepivo il violento pulsare del suo duro sesso tra le mie dita, vano era il tentativo di dissociare la femmina dalla madre!
Dovevo ammettere a me stessa che non era più la madre a menarglielo ma una vogliosa femmina, e quel mio fare, maledettamente intrigante, era anche terribilmente eccitante!
Non governavo più i miei pensieri! Con il mio corpo stretto al suo, con un filo di voce gli confessavo che aveva un bel corpo e che, con il tempo, molte belle donne avrebbero apprezzato quel suo immenso dono di natura.
Mi sentivo sconfitta da quell'incontrollabile potere che incide sulla debole carne, che trascende tutto, che travalica il giusto e sfocia nel morboso. Quel potere che aveva sconvolto il mio corpo mentre la sua maschia forza scuoteva la mia micetta!!!
Avevo ormai perso il controllo di me stessa, i miei caldi umori tra le gambe lasciavano salire la mia eccitazione. il ritmo della mia sega ne risentiva. Ero incostante nel risalire quella asta, fermavo il mio fare per stringerla forte, volevo sentirla forte tra le mie dita, poi riprendevo quasi con violenza a percorrerla tutta, e fermarmi, ancora per avvolgere la cappella con entrambe le mani.
Un tempo indefinito sino a quando la sua presa sulla stoffa si fece forte, il corpo irrigidirsi, e capii che ero stata bravissima - Tesoro ci sei?-
- si mam...mmaaaa, siiii ... ti prego continua... -
E così feci, ormai succube di un assurdo, ma intenso, piacere. Un attimo dopo un fiume di sborra, tanta quanta non ne avevo mai vista, investì lo specchio davanti a noi.
Di nuovo quelle sue mani avvolgere le mie, guidare i miei movimenti e dirigere gli incredibili, e carichi, suoi flutti che, potenti, colpivano i nostri visi riflessi. Maestose le seguivo segnare, lentamente, i nostri corpi.

Mirko si girò, guardando il mio corpo, una figura che l'acqua del suo corpo aveva reso chiaro nel suo intrigante disegno e, senza curarsi di sporcarmi, mi abbracciò forte. Tra le mie braccia stringevo il suo tramante corpo con quella sua immensa asta, pervasa di un insano calore, che pulsando forte tra le mie gambe, si raccoglieva gli effetti del mio intimo stato.
- mamma ti voglio bene -
- amore anch'io te ne voglio... e tanto! -
In quel momento con l'orgoglio di mamma fui fiera di mio figlio e della sua virilità, pur se tanto sofferta!

Rassicurata dal suo faccino rilassato, ritrovando quel briciolo di parte sana del mio essere, lo invitai ad uscire restando sola con con me stessa. Sola con i miei pensieri, sola con un forte turbamento e un perverso desiderio.

Lentamente mi denudai, guardando la mia figura di donna sola, senza riflettere accostai il mio corpo nudo contro quel mio corpo sporco riflesso allo specchio.
Tremavo, mentre quella caldissima essenza, lenta, fondeva i pensieri della mamma con i desideri della femmina.
Priva di volontà la bocca si schiuse lasciando libera la lingua di cercare il seme di mio figlio, di raccoglierlo e portarlo ad accarezzare carnose labbra. Leccai morbosa, avida di saggiare quel prezioso, abbondante, nettare... Le mie mani, contemporaneamente, davano conforto alla micetta e l’orgasmo arrivò potentissimo non appena le mie dita, raggiunto il clito, nervose, mi possedevano!
Dovetti mordere forte le labbra perché un urlo improvviso mi si strozzasse in gola, un grido di piacere e disperazione insieme.
Di rimorso e godimento!

Sotto il forte gettito dell'acqua fredda mi ci volle un bel po' perché tornassi padrona dei miei pensieri ben consapevole che, inevitabilmente, il mio rapporto con Mirko era, ormai, destinato a modificarsi.

Può esservi un limite all'affetto di mamma!....

Uscita dal bagno sentii il bisogno di parlargli. Dovevo sapere cosa pensasse, conoscere i suoi pensieri chiedergli quale idea si stava facendo di sua madre.
Nei suoi innocenti occhi chiara l'espressione di un ringraziamento confessandomi timidamente che quel mio fare aveva sopito i suoi continui dolori alleviando per un po' più di tempo il suo problema.
Lo vedovo più rilassato e beato e solo questo mi dava conforto.

Mentre parlavo mi occorsi degli splendidi suoi occhioni neri risalire la mia figura. Dalle tornite cosce soffermarsi sul profondo solco del mio seno, che il morbido accappatoio a mala pena celava al suo sguardo. Timido fu il suo tentativo di allungare una mano verso di me, mentre con l'altra tentava, inutilmente, di mascherare gli effetti di una asta che stava celermente riprendendo vigore.
Stava apprezzando l'amorevole mamma o la bella ed esperta femmina? Con un sorriso ammiccante lo invitai a vestirsi!

Di nuovo sola con i miei pensieri che stavano sconvolgevano la mia mente ed il mio corpo. Mi sarei limitata a sostituirmi alle sue mani.... fermarmi solo a maneggiare la sua splendida mazza e, in modo sempre più trasgressivo, alleviare quei forti dolori ai polsi!...

Frastornata e senza apparente volontà mi ritrovai vestita con un leggerissimo e variopinto copricostume, un po' corto sopra il ginocchio, lasciato volutamente morbido sul mio corpo. Dalla leggera trasparenza potevano intravedersi le rosee aureole di un procace seno, ed il conturbante disegno di un corpo in fermento. I lunghi capelli raccolti e alti sandaletti rendevano plastica la mia figura esaltando un bel vedere.
La diversa intimità che si era creata fra noi mi aveva reso, stranamente, felice.

Il restante pomeriggio stava passando in un clima familiare meno teso e sofferente per lui, e con un forte mio dilemma : come dover gestire adesso il suo enorme problema?!...

Ero in cucina gioviale nel mio fare, con Mirko accanto intento ad aiutarmi. Chiaro era l'apprezzamento alla mia mise, ne percepivo, con particolare piacere, i suoi occhi risalire la mia figura sempre più convinta che il mio, sofferto, sacrificio avrebbe, presto, abbandonato il materno agire.
Intenta nei miei pensieri percepii alle mie spalle il crescere del suo respiro. Nel voltare lo sguardo lo vidi. Alle mie spalle, nudo, con la sua immensa asta di nuovo in splendido tiro avvinghiata in entrambe le mani con chiaro l'intento di offrirmela. Piene di morbosa lentezza erano le sue carezze, entrambe le mani non riuscivano a contenere la potenza innaturale di verga veramente impressionante
nel mentre implorava il mio nome.
Con una riconoscibile nota di falsità nella voce lo sgridai, chiedendogli se non fosse stanco per quanto già dato, ma il suo sfrontato fare mi stava convincendo del contrario.

In piedi, le gambe leggermente divaricate, tese le braccia e lasciato il maestoso uccello libero di pulsare e di invocare ancora le mie mani.
Esterrefatta del suo vigore tentai di dissuaderlo ma inutilmente.
Come potevo se in fondo era quello che volevo!

Mi ci volle solo un attimo per decidere!
Plastica mi avvicinai a lui, in quell'attimo abbandonai definitivamente i mille miei dubbi lasciando al mio corpo di soddisfare un solo intrigante desiderio.
Mi posi davanti a lui e, lentamente, comincia ad accarezzare un corpo statuario impreziosito da quell'enorme palo di carne. Mi ci volle poco per sostituire alle sue mani entrambe le mie di mani e avvolgere quella sua magnifica verga. Una mano delicata stringeva gonfi testicoli, l'altra lenta risaliva la potente asta.
Con la passione di una calda, e focosa, amante lasciai colare della saliva su quella sua cappella rosso fuoco e con esperta delicatezza la sparsi in intriganti carezze su tutto quel suo palo che sentivo irrigidirsi sempre di più tra le mie dita.
- Amore ti piace?-
Sfrontata la mia domanda!
Il suo chinarsi baciandomi teneramente sulle labbra fu la silenziosa risposta, mentre
nel suo profondo respiro era chiaro il chiedermi di più!
Incrociando il suo sguardo mi inginocchiai davanti a lui sfrontata, e priva di volontà, lasciai che, lentamente, denudasse il mio procace seno. Fu violenta la scossa che pervase il mio corpo quando le sue dita cominciarono a spaziare a fil di pelle su morbide mammelle. Prima piano, quasi impaurito da una mia, improbabile, reazione poi sempre più intensamente. Stringeva forte il seno, accentuandone il profondo solco accarezzando i diventati voluminosi capezzoli.
Inebriata, mi fu quasi naturale avvolgere quella sua magnifica verga tra il mio disponibile seno. Ad occhi chiusi la strinsi con forza esaltandomi, immediatamente, ai suoi sconvolgenti tremori.
Sensazione meravigliosa! In un turbinio di piacere con i nostri respiri diventati gemiti destinati ancora a crescere.

Abbandonato ogni forma di pudore, lasciai ancora colare, stavolta, abbondante, saliva tra il seno e la sua immensa asta e, morbosa, la stringevo sentendo scorrere tra di esso potente il suo uccello.
Netto sentivo il suo ripetuto pulsare, solo le mani sul mio capo evitarono che perdesse l'equilibrio.
Guidata solo da una sconvolgente eccitazione, impugnavo quel suo magnifico uccello e lo picchiettavo alternandolo su capezzoli infuocati, poi ancora stretto forte tra il seno, con il corpo accompagnavo le mie carezze sino a far sì che la rossa cappella sfiorasse, ripetutamente, le labbra lasciando su di esse quei suoi primi segnali di morbosa eccitazione.

Sentivo distintamente tra il mio morbido seno il suo piacere risalire l'imponente cazzo! Le sue mani perse tra i miei capelli governavano il ritmo del mio movimento. Era imminente l'esplosione della sua eccitazione. Era pronto per il suo orgasmo e volutamente, con la passione di una esperta amante, gli offrì l'intenso tremore del mio disponibile corpo pronto a riceversi il seme del suo perverso piacere.
Stavolta fui io a prendere le sue mani e, avvolgendole al quel suo magnifico cazzo, lo invitai, guardandolo voluttuosa, a completare la sega, mentre mi offrivo davanti a lui Impazzita nella mia sconvolgente eccitazione.
Sconvolta mi posi davanti a lui aspettando che la sua splendida verga eruttasse l'immenso piacere che gli avevo donato. Il mio corpo era pronto, le mani giunte sul seno, le labbra schiuse...
Un suo grido di devastante piacere e un primo schizzo potente di sborra perdersi tra i capelli, seguito da un secondo sul viso, e i successivi ripetuti sul seno.
Guardandolo lasciva cominciai a spargere voluttuosa la sua calda essenza sul mio nudo seno. Le dita stringevano morbose irti e gonfi capezzoli mentre il suo duro uccello spargeva la calda linfa del suo tormentato seme che continuava a colpire un corpo in fermento.
Basito seguiva il mio voglioso fare.

Le sue mani sul mio capo sciolsero i lunghi capelli mentre, continuando indirizzava ancora schizzi corposi di un assurdo piacere verso la mia bocca,
violenta mi assalì una irrefrenabile voglia ...
Un suo dito, sfacciato, raccolse dalle mie labbra una calda goccia del suo seme offrendola ad una lingua impazzita che, subito, ne assaporò l'essenza risucchiandolo in bocca e mimando gli effetti di un focoso pompino.

Con le braccia avvolsi il suo corpo per vivere con maggiore intensità la splendida sensazione di quell'uccello sporco di passione... ho solo percepito il sussurrare il mio nome... mentre, lentamente, stavo per farlo scivolare nella mia calda bocca....

... Le sue dita spaziano forsennate tra le mie umide labbra, la mia mano invece scorre veloce sul sul teso cazzo.... Sul divano lui completamente nudo, io con la gonna sollevata e le gambe oscenamente divaricate pronti ad unirci a quella intrigante passione.
Leggere quella confessione mi ha riportato ad un anno fa, quando quel suo forte desiderio di avermi si è fuso con la mia voglia di soddisfarlo....

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